un fiume di parole (1)

ho scelto questo titolo perchè stasera (connessione permettendo) ho intenzione di scrivere veramente un fiume di parole.
voglio sfogarmi, voglio lasciare su questo “foglio bianco” tutte le mie emozioni…ma mentre lo scrivo penso già che sarà impossibile.
bhè cominciamo.
come stò? ho iniziato a lasciare commenti in giro…dichiarando quanto mi sentivo male…ed ora và già un po’ meglio.
mi chiedo cosa penserà di me chi legge queste parole…chissà, forse faccio anche un pò pena, o penseranno che sono una persona senza dignità, o forse ad un pò di esibizionismo.
in pratica penso che sia solo un disperato grido di aiuto a chi in questo momento non mi può ascoltare, come il quadro l’Urlo…un urlo silenzioso che non sente nessuno…ma chissà forse è liberatorio.
infatti io ora mi sento leggermente meglio.
ho smesso di piangere e le mie dita scorrono veloci sulla tastiera, anzi…non sò come sia possibile ma ora un lieve accenno di sorriso stà nascendo sul mio viso.
vorrei scrivere fiumi di parole per ridare vita a questo blog che è come la mia anima…si stà disidratando.
immagino che saranno pochi che leggeranno tutto il post…solo i fedelissimi.
ed io qui scrivo per voi e per me.
iniziai a scrivere sul blog perchè volevo un colloqui con me stessa…ma poi ho scoperto che è bello e rassicurante sapere che c’è chi ti lascia un sorriso, una parola…insomma…ti fà sentire meno sola.
io temo la solitudine in un modo terribile.
una volta lessi che la solitudine è una specie di diapason, un dilatatore di emozioni: se stai bene da solo stai benissimo, se stai male da solo stai malissimo.
bhè…recentemente…hihihihihih…mi vien da ridere, il mio “recentemente” ormai annovera un numero di giorni che supera abbondantemente il migliaio, bhè dicevo recentemente non stò più bene con me stessa…e la solitudine mi fà veramente paura, quindi eccomi qui…qui a parlare con chi mi ascolterà.
la mia vita è……….non lo sò più cos’è
non sò più cosa sono.
vorrei dire maledetti uomini…ma sò perfettamente che non è colpa loro se soffro così.
è colpa mia…di questo mio caratteraccio.
amo troppo…e troppo è sempre sbagliato.
ho iniziato amando troppo mio marito, non vedevo i suoi difetti, se li vedevo minimizzavo, sopportavo e perdonavo quel poco che mi sembrava sbagliato o scorretto….e vivevo felice in una mia isola personale fatta d’amore e lavoro.
tutta casa chiesa e ufficio…e le mie colleghe mi guardavano di sottecchi dandomi già allora della perfettina…e poi scherzavano sempre dicendomi che ero una classica “acqua cheta”….ridacchiavano pensando a cosa avrei potuto combinare se le acque si fossero agitate.
ora non ridacchiano più….sono addolorate sinceramente di vedermi ridotta così, sono le persone che purtroppo per loro passano più tempo con me e son quindi costrette a sorbirsi i miei sfoghi, i miei racconti a puntate sulla telenovela della mia vita e aspetto quanto mai sgradevole si devono pure sorbire le mie lacrime.
bhè…facendo un rapido scorrimento sulla mia vita devo dire che mi marito è quello che mi ha fatto piangere meno.
anche se è stato lui il primo ad innescare il meccanismo del dolore.
lui il primo a picconare i miei sogni.
ma ero all’inizio della mia odissea…quindi il dolore era contenibile…o forse l’ho solo inscatolato ed è ancora tutto qui.
ecco…un gran brutto difetto che avevo: non mi arrabbiavo quasi mai.
quindi non mi sfogavo..tenevo tutto dentro, cercando sempre una giustificazione per tutto, una motivazione, una sorta di perdono.
invece arrabbiarsi fà bene…fà molto bene.
ho scoperto i vantaggi dell’adrenalina quando sei molto depresso.
una bella arrabbiatura ti fà passare tutti i momenti di depressione…quelli per intenderci nei quali passi il tempo, quei minuti che ti durano come millenni a chiederti perchè stai rubando ossigeno su questa terra agli altri esseri viventi che ne hanno bisogno.
ops….stavo dimenticando che la linea potrebbe cadere da un momento all’altro…anche se per una sorta di miracolo stasera sembra tenere, forse il mio angelo custode ha capito che era ora di fare qualcosa e stà lui a tenere i cavetti….ha capito che stasera o scrivo e mi sfogo oppure…diciamo che potrei passare la notte a piangere.
bhè…fine della prima puntata, al prox post

Una risposta a “un fiume di parole (1)”

  1. Già ci sono io in crisi… e se ora ti ci metti anche tu! 🙂
    “Quando la sofferenza si avvicina, deserti sono i giardini dell’anima,
    sfioriscono e muoiono la gioia e il canto”. Ma “non devi rinchiudere in te la tua notte,
    bensì affondarla nella luce eterna”…

    Quando eravamo bambini, chi di noi non ha fatto almeno una volta volare un aquilone? E sai cosa facevo io?… affidavo al filo un piccolo foglio di carta colorato che – dopo pochi attimi – s’involava in alto, sempre più in alto… fino a perdersi nel cielo. Se soltanto si potesse fare così anche con tutto quello che ci pesa, e tutto quello che offusca un sorriso che vorrebbe solo nascere!…
    Per ora lascio qui il mio di sorriso…
    Ciao

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