poesia….

Un’armonia mi suona nelle vene

Un’armonia mi suona nelle vene,
allora simile a Dafne
mi trasmuto in un albero alto,
Apollo, perché tu non mi fermi.
Ma sono una Dafne
accecata dal fumo della follia,
non ho foglie nè fiori;
eppure mentre mi trasmigro
nasce profonda la luce
e nella solitudine arborea
volgo una triade di Dei

Alda Merini

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Poesie degli indiani d’america:

Tieni Stretto Ciò Che E’ Buono

 Tieni stretto ciò che è buono,
anche se è un pugno di terra.
Tieni stretto ciò in cui credi,
anche se è un albero solitario.
Tieni stretto ciò che devi fare,

anche se è molto lontano da qui.
Tieni stretta la vita,

 anche se è più facile lasciarsi andare.
Tieni stretta la mia mano,
anche quando mi sono allontanato da te.

 Oh Grande Spirito,
la cui voce ascolto nel vento,
il cui respiro dà vita a tutte le cose.
Ascoltami; io ho bisogno
della tua forza e della tua saggezza,
lasciami camminare nella bellezza,
e fa che i miei occhi sempre guardino
il rosso e purpureo tramonto.
Fa che le mie mani rispettino la natura
in ogni sua forma e che le mie orecchie
rapidamente ascoltino la tua voce.
Fa che sia saggio e che possa capire
le cose che hai pensato per il mio popolo.
Aiutami a rimanere calmo e forte
di fronte a tutti quelli
che verranno contro di me.
Lasciami imparare le lezioni
che hai nascosto in ogni foglia
ed in ogni roccia.
Aiutami a trovare azioni
e pensieri puri per
poter aiutare gli altri.
Aiutami a trovare la compassione
senza la opprimente
contemplazione di me stesso.
Io cerco la forza,
non per essere più grande del mio fratello,
ma per combattere
il mio più grande nemico: Me stesso.
Fammi sempre essere pronto
a venire da te con mani pulite
e sguardo alto.
Così quando la vita appassisce,
come appassisce il tramonto,
il mio spirito possa
venire a te senza vergogna”.

Bisonte che Cammina
(1871 – 1967)

vento…

Ieri sera sono uscita a cena con la mia amica Al….come al solito una serata serena tra amiche che si aprono il cuore a vicenda. In questi ultimi tempi lei ha tanto da sfogarsi, ed io ascolto il fluire della sua sofferenza e della sua rabbia mentre mi racconta quel che è capitato nella sua vita….e da ieri quando abbiamo fissato l’appuntamento nella mia zucca diverse volte è tornata in mente una frase che non sentivo da secoli, va bhè…..secoli, mica so’ così vecchia!! da tanto. ecco…da tanto.

la frase è un vecchio adagio…io adoro i vecchi proverbi, i modi di dire….piccole perle di saggezza. a casa mia da ragazza venivano citati spessissimo per spiegarci rapidamente il senso delle cose.

I proverbi sono un’altra delle cose che questa moderna gioventù ha perso….perde perchè noi “grandi” non li trasmettiamo più.

E’ un po’ triste questa cosa..ma …il mondo è cambiato, la gente è cambiata….e alcuni modi di dire sembrano diventati “obsoleti”…inadatti…vecchi e polverosi.

Sembrano.

invece non è assolutamente vero….e ieri il vecchio detto che mi è tornato alla mente è

qui ventum seminabunt et turbinem metent

“chi semina vento raccoglie tempesta”

e subito dopo…ripenso all’insegnamento della mia amatissima Misa….

fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te

non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.

….oppure….diceva spesso, anzi, no, spessissimo:

fai del bene – scordalo -, fai del male – pensaci.

…..

che ricordi….quanta dolcezza in questi ricordi di bambina e fanciulla.

approposito di cose perse e dimenticate….hahahhahah….venerdì mattina ho sentito una parola che non sentivo (anche questa) da milioni di anni.

avevo chiamato un cliente per richiedergli un documento necessario per la sua dichiarazione dei redditi…e lui mi risponde dicendo di fare senza perchè in casa non riesce a trovarlo…l’anno scorso con la fantesca c’erano stati problemi.

La fantesca?????

Meno male che memoria per le parole…invece per i numeri..dimentico tutto.

e quindi mi son ricordata a cosa collegare il termine fantesca……ma davvero secoli e secoli di disuso.

ma  per le mie orecchie è stato un piacere sentirla.

quanto mi piacerebbe fare un salto nel passato…..ritrovarmi sui banchi di scuola delle elementari e delle medie…..ascoltare la maestra che ricordo ci diceva sempre di non scuotere la testa per dire “no”…mica siamo animaletti!!! o muoverla su e giu per dire “si”…mica sei un asinello!!

quanta poesia in questi ricordi…si ….vorrei tanto che il vento mi sollevasse in  un viaggio nel tempo e mi riportasse indietro…con il grembiulino, il fiocco, la preghiera appena arrivati classe prima di cominciare la giornata, la mensa con il cestino di vimini intrecciato, il bicchiere rosso di plastica…e quella malefica puzzaccia di minestra che odiavo tanto!!!!!

bhè….non si può…ma sono già tanto grata alla mia memoria che mi riporta le stesse identiche sensazioni di gioia, semplicità, candore di bimbi.

 

la vita che torna

Venerdi mattina ho accompagnato ex-piccola freccia ora denominato Puffetto

Brontolino  in ospedale per degli esami. Eravamo nella corsia di aspetto attigua alle sale operatorie di chirurgia e c’era un gran traffico di gente che passava o sostava come noi.

Tra tutti attiravano l’attenzione tre persone: una donna seduta con ai fianchi un ragazzo ed una ragazza adolescenti che a turno abbracciava, teneva la testa affettuosamente tra le mani ora dell’uno ora dell’altra…. e parlottava sommessamente.

Ad un tratto dal fondo del corridoio arrivava un inserviente spingendo un largo carrello e approssimandosi a noi ha detto in tono deciso “attenti ai piedi” perchè sebbene il corridoio fosse abbastanza largo c’eravamo io e Puffetto Brontolino seduti da un lato e dell’altro quella famiglia.

Il ragazzo a quel punto ci ha colti tutti di sorpresa reagendo con un’aggressività che non era adatta alla situazione ne al luogo. Lì per lì istantaneamente ho pensato al solito ragazzo viziato e maleducato. Ma solo per un istante. Mentre l’inserviente si era rivolto al ragazzo “ricambiando” altrettanta rabbia per quella reazione…la donna l’ha guardato con occhi tristi dicendogli “lo perdoni, ha il papà che sta morendo”.

Mi si fermato il sangue nelle vene.

L’inserviente un po’ irritato si è allontanato con altri colleghi ed io sono rimasta lì di fronte a cercare di immaginare cosa stessero provando quelle persone.

Dopo non molto è arrivata la notizia: il papà non ce l’aveva fatta.

Abbracci, lacrime, dolore sommesso ….e cellulari per dare la notizia.

La mamma con una dolcezza infinita confortava i due figli con tutto l’amore del mondo…dentro di me immagino un amore reso milioni di volte più intenso dal dolore che essa stessa stava provando.

Guardavo la scena….il sopraggiungere lento di parenti ed amici nel corso della mattinata, fazzoletti, occhi rossi, occhiali scuri per celari, e talvolta risate nervose.

Immagino la rabbia del ragazzo. Perdere un padre ad un’età che molto probabilmente  la stessa di mio figlio o poco più….avrà avuto anche lui circa diciassette diciotto anni…un’età molto critica per un ragazzo è una fenditura che si crea dentro la costruzione del muro portante della personalità di uomo adulto che penso inizi a prendere forma a questa età.

Immagino lo sconcerto della ragazza….quella che meno lasciava trapelare le sue emozioni….e….senza averlo voluto volontariamente…mi sono ritrovata nel passato.

Un passato con una madre che perde padre dei suoi figli…..una ragazza di circa 16 anni ed un ragazzo di 14. Ragazzi ancora da crescere.

Ricordo quella ragazza sui banchi di scuola. La porta dell’aula che si apre: “Angela **** deve uscire, è venuta a prenderla una persona”. Cosa era successo? Non pensavo al mio papà, il giorno precedente in ospedale i medici avevano detto che stava meglio e che proprio quella mattina l’avrebbero dimesso. Invece era arrivata la notizia che avevamo temuto nei giorni precedenti e che poi invece avevamo visto con sollievo allontanarsi…almeno per il momento.

Una madre, una donna coraggiosa. Una donna pratica che sa che di tempo per piangere ce n’è poco.

Anche quella ragazza di 16 anni intimamente sa che piangere è qualcosa da non fare.

Deve trasmettere coraggio a sua mamma, non le può dare il carico della sua perdita.

Quella ragazza piangerà un anno dopo. Percorrendo una strada, incontra un volto amico dopo tanto tempo. Saluti, abbracci, convenevoli e poi, dopo altre, anche “quella” domanda “e come sta tuo padre?”.

E finalmente…con una persona che è poco più di un conoscente, in mezzo ad una strada…eccoli finalmente gli occhi che lasciano scivolare le lacrime “è morto un anno fa”.

Non lo sapevo, condoglianze.

Già la odiavo quella parola….da quel giorno decisi che non l’avrei mai usata.

Condoglianze.

La percepivo fredda. La lama di un coltello che allontana la morte dalla vita.

Quella parola che ti dice che è così. Che non ci puoi fare più niente. Che tu sei qui su questa terra e devi andare avanti mentre l’altro non c’è più.

Ricordo che sedicenne….non diedi spazio al dolore. Non mi permisi di sentirlo.

Il vuoto della figura di mio padre non c’era. C’era mia madre. Dovevo essere forte per lei. Dovevo non sentire nessuna mancanza…perchè mia madre era bravissima a fare da mamma e papà contemporanemente. Era già stata brava ad essere praticamente tutto.

Il vuoto per la mancanza del calore di un padre che ti abbraccia, ti conforta, ti sorregge e ti incoraggia …pensa tu i casi della vita…l’ho sentito a quarant’anni.

Quando le forze dentro di me si erano esaurite e mia madre la tenevo lontana…per proteggerla dalla mia rabbia e proteggere me dalla sua necessità di sostituirsi a me.

Se dovevo crollare ..sarei crollata. Se dovevo farcela…volevo farcela sulle mie gambe.

Con i miei passi, con le mie decisioni. Anche se fossero state decisioni sbagliate.

Mi sono ripresa la mia guerra per l’indipendenza.

Quella guerra mai avvenuta nell’età adolescenziale perchè istintivamente sapevo di non potermela permettere. Perchè non potevo dare altri pesi sulle spalle di mia madre.

Una donna già così duramente provata dalla vita.

Forte si….ma pur sempre una donna.

E poi dopo questo viaggio nel passato dei ricordi alcuni nitidi, altri persi nella nebbia…sono tornata in quella corsia d’ospedale. Con mio figlio accanto a me.

Con quei ragazzi che erano tornati a sedersi accanto a noi…nel frattempo si erano fatte quasi le due…..e sento il ragazzo dire alla sorella che anche la loro amica non aveva mangiato nulla…chi va al bar a prendere dei panini? Lui lo voleva con il prosciutto cotto e ben caldo.

Ecco…..ora sorrido intimamente. Il suono di quelle voci che decidevano cosa mangiare, che panino prendere…era un suono che conosco 🙂

il suono della vita che torna.

 

 

 

 

ricette….

si..si…lo so…potrà anche essere un pò irriverente…ma a me fa morire dalle risate e quindi la metto qui!!!

E se fosse andata proprio così? hahahahahahhahah…in effetti….qualcosa deve essere capitato perchè altrimenti non si spiega perchè ci sono tante tante tante…direi troppe persone che si comportano con il prossimo in modo assolutamente incivile ed egoista.

Al buon Dio è scivolato il barattolo….ecco che è successo!!!!

si, lo so…io ci scherzo su e c’è ben poco da ridere in questi tempi oscuri…ma che ci volete fare? Io mi difendo con l’ironia. E resisto con la speranza. E mi faccio forza sorridendo…..queste cose per fortuna sono ancora gratis e nascono dentro di noi.

Nessuno ce le può portare via se non glielo permettiamo!!!!

Quindi caro Mondo, buonanotte…..ci si vede domattina, smack

un posto in mezzo a tutti

Guardo la folla dei fratelli e chiedo
un posto in mezzo a tutti,
dove non c’è poltrona da pagare
né segno alcuno di separazione,
dove né onore c’è, né disonore :
un posto in mezzo a tutti.

Dove non sono maschere né veli
e ognuno vede il volto del fratello
nella sua verità :
dove il « mio » non esiste
né regna l’egoismo ;
dove altissimo il dono del Signore
ricolmerà ogni cuore.

Guardo la folla dei fratelli e chiedo
un posto in mezzo a tutti.

(Rabindranath Tagore)

ed ecco sul tronco…

Ed ecco sul tronco
si rompono gemme:
un verde più nuovo dell’erba
che il cuore riposa:
il tronco pareva già morto,
piegato sul botro.
E tutto mi sa di miracolo;


e sono quell’acqua di nube
che oggi rispecchia nei fossi
più azzurro il suo pezzo di cielo,
quel verde che spacca la scorza
che pure stanotte non c’era.

Salvatore Quasimodo

Parole piene di bellezza….la bellezza della vita che nasce e rinasce in un susseguirsi ininterrotto di stagioni: negli anni, nella vita, nel cuore.

le lezioni

La vita prima ti fa l’esame….

poi ti da le lezioni.

E’ sempre così….prima metti al mondo un figlio, poi, giorno per giorno, impari a fare il genitore errore su errore….ogni giorno una nuova lezione da imparare dopo aver fatto l’esame. Dopo ogni decisione presa senza averne mai prese prima di uguali.

E per quanto cerchi di fare del tuo meglio….è sempre un nuovo percorso da tracciare.

E così con tutto nella vita.

Prima affronti le difficoltà. Impreviste, sconosciute, probabili e improbabili….

e poi rifletti su cosa avresti potuto fare di diverso.

🙂

come si fa a dire che vivere non è una straordinaria avventura per ciascuno di noi?

Dita incrociate, tanta buona volontà e l’uso migliore che possiamo fare delle doti che il

buon Dio ci ha dato.

Hemm…..L’ho già detto “dita incrociate”?????

🙂

 

 

negli occhi

si usa dire che la bellezza è negli occhi di chi guarda.

quindi anche la vita può essere bellissima se la guardiamo con occhi innamorati di ogni nostro singolo giorno!!!!

bello o brutto….amarli entrambi!