stasera…è con me il silenzio della colomba


stasera eccomi qui…lentamente comincio a scartare l’anima che avevo rinchiuso in un goffo pacchetto.
C’era la fretta di non soffrire più, l’urgenza di trovare un’uscita, il modo più rapido è buttare tutto alla rinfusa in una valigia….e scappare via da ciò che ci fa male, nel mio caso i ricordi.
Scappare da se stessi…dall’archivio che è parte di noi… impacchettarlo..non importa come, l’importante è chiudere meglio che si può e fare un bel nodo sopra.
ed ecco che non rileggo più le vecchie mail, i messaggi al cell li lascio lì, ogni volta che ne apro uno nuovo vedo l’elenco con il suo nome ma non li apro più per rileggerli, mi concedo il diritto e mi impongo il dovere di dimenticare.
dimenticare il male….quello voglio dimenticare.
ma è difficile dimenticare….difficile…è più facile pensare ad altro
per cui nella mente il presente scalza il passato.
e mi ritrovo agli altri….in questa notte mi ritrovo a pensare alle donne, altre donne che più di me hanno conosciuto umiliazioni, dolore, sofferenza.
Donne costrette a vendersi, donne dall’identità uccisa da un burqua,
donne costrette a subire l’infibulazione….figlie di altre culture,
figlie della povertà e dell’ignoranza che ancora oscurano questo nostro piccolo grande mondo.
e poi…ci sono le violenze…le violenze subite, talvolta tra le mura di casa – cosa dire dello spot trasmesso in questi giorni alla tv? la giovane donna che nel viaggio in metro pensa alle scuse da raccontare per coprire la colpa dell’uomo che ama.
e poi…poi c’è la violenza stupida…quella che ha radici profonde….
radici nel bisogno di dominare ….di prendere con la forza ciò che si desidera….di provare l’emozione di impaurire la vittima di turno…
una sconosciuta che ha la sola colpa di essere sola, al posto sbagliato nel momento sbagliato.
e nel dolore che resta….si sente un gemito silenzioso
“il silenzio della colomba”
Ti chiederanno se li hai visti in faccia
come ti han spogliata e se hai ceduto in fretta
sotto quale tipo di minaccia
o è stato un gioco andato troppo in la.
E anche ammesso che finiscano in galera
quest’anno non verrà più primavera
senti addosso quelle mani ancora
è un primo amore che non scorderai.
È la fine dell’innocenza in quest’alba gelida di polizia.
È il silenzio della colomba affogata di pioggia e buttata via.
E vuoi dimenticare e vuoi volare via
sarà una lunga strada verso casa
quando verranno a prenderti.
Se non lo fa nessuno ti chiedo scusa io
per quelli che hanno un nome e una faccia
che puoi chiamare uomini
perchè in questa città vigliacca a parole son tutti eroi
ma tu hai perso le scarpe e il cuore e non sai più chi sei
e non ci perdonerai.
E non bastan mille docce per lavarti
e la gente parla molto con gli sguardi
sei già dall’altra parte della vita
forse a scuola non ci tornerai.
E anche ammesso che finiscano in galera
quest’anno non verrà più primavera
li senti addosso a respirare ancora
ed è un respiro che non scorderai.
È la fine dell’innocenza
carta straccia lacrime e formalità.
È il silenzio della colomba che sognava il mare e non ci arriverà.
Come dimenticare come volare via
nel cuore più profondo del tuo cuore l’inferno ha fatto i cuccioli.
Se non lo fa nessuno ti chiedo scusa io
per quelli che hanno un nome e una faccia che puoi chiamare uomini
poi il tempo è dalla tua parte e in qualche modo ce la farai
perchè le donne san stare al mondo molto più di noi
ma non ci perdonerai.

questa canzone dei Pooh mi fa riflettere … penso alla forza che c’è in ognuna di noi…in Maria, in Paola, in Cristina, in Alba, in tutte le donne meno fortunate di me…che non hanno neppure il diritto di parlare…
Oggi per me è la festa della donna perchè oggi mi sento orgogliosa di esserlo, perchè sono stata lasciata sola a combattere il vuoto pieno di sofferenza…..ma sono una donna….e….
le donne san stare al mondo, ed in qualche modo le donne ce la fanno.

momenti nel diario della vita


ieri è stata una giornataccia.
una vera e propria giornataccia…ho pregato Dio mille e mille volte di trovare un modo qualsiasi per far cessare questo dolore.
troppo sensibile, troppo ingenua,- sono troppo o troppo poco – non lo sò….per questo mondo.
volevo arrendermi…pregavo perchè il mio battito cessasse e con lui il vortice dei pensieri che mi assillano la mente, e tutte le sensazioni che mi sconquassano fisicamente.
ieri sera ho riportato la macchina presa a noleggio e dovevo tornare da E che mi aspettava all’uscita…mi sono smarrita nell’aeroporto e mi ha assalito una nuova ondata violentissima di solitudine.
ho cominciato a dirmi che se ci fosse stato Franco nella mia vita lui non mi avrebbe lasciata da sola a vagare in aeroporto quasi alle 11.00 di notte.
pensieri…pensieri colmi di vuoto lacerante.
avevo con me il telefonino…avrei potuto chiamare qualcuno…ma non ho voluto, prima o poi devo affrontarmi da sola, affrontare le mie paure.
ho continuato a camminare seguendo le indicazioni dell’uscita… lentamente, piano piano…con le lacrime che scendevano lungo le guance.
ad un tratto mi sono appoggiata ad un muretto…e Ti ho pregato.
Ti ho pregato quasi urlando…Liberami.
Forse Ti sto annoiando…quante volte te l’ho chiesto? non tantissime…ma neppure poche…fortuna che Tu mi conosci meglio di me.
Oggi…mi sono svegliata in un modo leggermente diverso.
avrò sognato qualcosa? la mia mente nella notte avrà elaborato il dolore?
non sò…insomma…mi sono svegliata ed ho dovuto prepararmi di cosa, stamani E ci accompagnava dato che potrò riavere la mia auto solo stasera.
Ho lasciato Piccola Freccia a scuola..e sono entrata nella chiesa accanto.
Mi sentivo stranamente serena…come rivestita di una nuova consapevolezza.
Mi sono ricordata di una vicenda della mia vita, era il 15 maggio..quel giorno scrissi un post: GRAZIE.
e stamattina ricordavo le stesse parole: non abbia paura.
Non abbiate paura…così diceva Karol.
io ho tanta paura….tanta. Paura di amare, paura di non riuscire più ad amare, paura di fidarmi di nuovo ed essere tradita di nuovo, paura di non riuscire più a fidarmi di nessuno e vivere i miei giorni come in un mondo ostile e che ti fà paura…paura di non ritrovare più me stessa, di non trovare più la strada per ricominciare a vivere.
ho un’infinità di paure che si agitano dentro di me….ma come improvvisa fosse giunta una bonaccia in un mare in tempesta…ecco queste parole: non abbiate paura.
si…sia fatta la Tua volontà. Tu mi hai plasmato come sono…con i miei difetti, i miei pregi, il mio modo d’essere che mi fà vivere così intensamente attimi meravigliosi ed attimi atroci.
Non penso che potrei essere diversa da così.
Mi sono chiesta…ma questo atteggiamento…non sarà arrendersi ad una volontà superiore?…bhè…è fede.
e cos’è la fede se non la fonte che può dissetare la nostre sete di risposte a domande alle quali niente e nessuno può rispondere?
in questo momento tutto il mio essere deve credere ad una resurrezione.
e ci devo credere con tutta me stessa per poter trovare la volontà di rinascere.
solo dentro di me posso trovarla…posso avere centinaia di amici e parenti che mi indicano la strada, 10 psicanalisti che mi seguono ogni istante…ingurgitare milioni di pasticche…ma…se non sono IO a voler uscire dal vuoto che me stessa ha creato…rimarrò per sempre in questa sorta di limbo.
bhè…oggi la giornata è iniziata in modo decisamente migliore!
mi auguro che duri …..bhè…duri tanto tanto tanto!!!!!!!!!!!!!
smack

per amore della semplicità


finalmente eccomi qui…di nuovo serena.
voglio tracciare sulla pietra della mia memoria un semplice gesto
ma che vuol dire tanto per me…tanto tanto e poi…
serbare un ricordo, un ricordo tenero…
un ricordo di quelli che ti fà sorridere quando ci ripensi.

Ero sconvolta da quel che mi aveva detto MV…
cose che mi hanno fatto male, tanto male
…ma ieri pomeriggio mi è arrivato un sms:

Che cavolo di giornata, piove ed io
non posso stendere i panni…Buona giornata.

lo sò che è una frase semplice…ma per me equivale ad un fiume di
parole…parole che sono superflue….ho capito cosa vuoi dirmi.
non servono molti discorsi per…per chi sà capire.
heheheheh…ammetteresti difficilmente di aver esagerato…
ma in questo modo, con un’infinita semplicità
mi hai detto ciò che volevo sentirmi dire…
hai cancellato le mie paure e la mia delusione.
stavolta non sento di doverti ringraziare…ma constato quanto è bello
quello che è nato tra noi…e supera anche attimi storti, momenti bui
incomprensioni e discussioni tra chi si vuol bene e vorrebbe l’altro
un concentrato di virtù esente da vizi.
…mi è rivenuta in mente questa storiella…
l’ho cercata e ritrovata nel mare magnum della rete…
sento che ci calza quasi a pennello!!

Si racconta che due amici camminavano nel deserto e a un certo punto del viaggio cominciarono a discutere ed un amico diede uno schiaffo all’altro.
Addolorato, ma senza dire nulla, scrisse nella sabbia
“IL MIO MIGLIORE AMICO OGGI MI HA DATO UNO SCHIAFFO”.
Continuarono a camminare, finchè trovarono un’oasi dove decisero di fare il bagno.
L’amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò.
Dopo che si fu ripreso, scrisse su una pietra
“IL MIO MIGLIORE AMICO OGGI MI HA SALVATO LA VITA”.
L’amico che aveva dato lo schiaffo e che aveva salvato
il suo migliore amico domandò: “Quando ti ho ferito lo hai scritto sulla sabbia e ora che ti ho salvato lo fai su una pietra, perchè?”
L’altro amico rispose:
“Quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia,
dove i venti del perdono possano cancellarlo;
ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi
dobbiamo inciderlo sulla pietra dove nessun vento possa cancellarlo.”
Impara a scrivere le tue ferite nella sabbia e a incidere in pietra le tue gioie:
dicono che ci vuole un minuto per trovare una persona speciale,
un’ora per apprezzarla,
un giorno per amarla,
una vita intera per dimenticarla.

e non ho finito….devo segnare qui..un ricordo bello, intimo e dolce.
ieri sera tornavo a casa con Piccola Freccia…
pioveva e non avevo con me l’ombrello.
gli chiedevo di sbrigarsi..non volevo si bagnasse.
ad un tratto mi voltai…era rimasto indietro
e lo vedi…con il volto rivolto verso il cielo,
le braccia spalancate…era felice.
mi sono sentita sommergere da un’infinita dolcezza…
allora gli ho chiesto:
ti và di andare a casa, lasciare la borsa e riscendere a fare due passi sotto la pioggia?
Non ha esitato un secondo a rispondermi:
“certo…adoro la pioggia.
la pioggia purifica, pulisce l’aria…amo la pioggia,
mi piace l’odore della terra bagnata”
Dopo pochi istanti eravamo insieme a camminare sotto la pioggerella fine!
Certo…per precauzione avevo preso gli ombrelli
nell’eventualità che la pioggerellina si trasformasse in acquazzone.
abbiamo fatto un giretto godendo delle goccioline che ci imperlavano i capelli, ci accarezzavamo le guance per vedere chi le aveva più umidicce…e certo…vinceva lui!
per un tratto fummo accompagnati da un grosso gatto grigio – tutto bagnato anche lui – che come al solito piccola freccia voleva adottare.
Se avessi preso tutti gli animaletti che gli facevano tenerezza
adesso casa sarebbe una piccola arca di Noè, allora devo sempre fare la cattiva.
siamo tornati a casa dopo un piccolo giro del “quartiere”..tutti umidicci
ma allegri…e con in cuore il desiderio che presto un’altra serata primaverile ci regali una passeggiata sotto la pioggia!
che belle emozioni regalano le cose semplici…
smackkkkkkkk

Anand nagar…la città della gioia

…è strano che oggi abbia ripensato a questo libro…o forse non è strano per niente….
……
Una mattina due portatori vi deposero un uomo barbuto con i capelli irsuti coperti di cenere.
Era legato a una sedia e non aveva nè gambe nè mani. Era monco e lebbroso. E tuttavia, dal suo viso giovanile irradiava una gioia sorprendente in un simile sventurato.
“grande fratello Paul, mi chiamo Anouar” dichiarò. ” Bisogna che tu mi curi, vedi sono molto malato.”
Lo sguardo gli cadde allora sull’immagine della Sacra Sindone.
“Chi è?” chiese sorpreso.
“E’ Gesù”
Il lebbroso parve incredulo.
“Gesù? No, non è possibile. NOn assomiglia a quell’altro. Perchè il tuo Gesù ha gli occhi chiusi e l’aria così triste?”
Paul Lambert sapeva che l’iconografia indiana riproduceva abbondantemente l’immagine di un Cristo biondo con gli occhi azzurri, trionfante e colorato come gli dei del panteon indù.
“Ha sofferto” disse.
Il sacerdote sentì che bisognava spiegare meglio. Una delle figlie di Margareta venne a tradurre le sue parole in bengalese.
“Se ha gli occhi chiusi, è per vederci meglio” riprese. “E’ anche perchè noi lo possiamo guardare meglio. Forse non oseremmo se avesse gli occhi aperti. Perchè i nostri occhi non sono occhi puri, e neanche i nostri cuori, e noi siamo in gran parte responsabili delle sue sofferenze. Se soffre, è a causa mia, tua causa di tutti noi. A causa dei nostri peccati, del male che facciamo. Ma lui ci ama talmente che ci perdona. Vuole che lo guardiamo, ecco perchè chiude gli occhi. E i suoi occhi chiusi m’invitano a chiudere anche i miei, a pregare, a guardare Dio dentro di me…e anche dentro di te. E ad amarlo. E a fare come lui, a perdonare tutti, e ad amare tutti. Ad amare soprattutto quelli che soffrono come Lui. Ad amare te che soffri come Lui…”
Una bambina vestita di stracci che era rimasta nascosta dietro la sedia del monco lebbroso andò a deporre un bacio sull’immagine e la accarezzò con la manina. Dopo essersi portata tre dita alla fronte, mormorò:
“Ki koshto! Come soffre!”
Il lebbroso sembrava commosso. Gli occhi neri gli si erano fatti lucidi.
“Soffre” disse ancora Lambert “Eppure non vuole che piangiamo su di Lui. Ma su coloro che soffrono oggi. Perchè Lui soffre con loro. Soffre nel loro corpo come nel cuore degli isolati, dei derelitti, dei disprezzati, come nella mente dei pazzi, dei nevrotici, degli squilibrati. E’ per questo, capisci, che amo questa immagine.Perchè mi ricorda tutte queste cose”
Il lebbroso tentennò il capo con aria pensierosa, poi alzò il moncherino verso l’icona.
“Grande fratello Paul, il tuo Gesù è molto più bello di quello delle immagini sacre”.
….
La città della gioia – D. Lapierre

Un libro “sull’epopea dell’eroismo, dell’amore e della fede; uno splendido tributo alla capacità dell’uomo di superare le avversità e di sopravvivere a qualunque catastrofe. (…) Ho imparato come le persone possano vivere insieme a topi, scorpioni ed insetti, sopravvivere con pochi cucchiai di riso e una o due banane al giorno, fare ore di code per usare le latrine, lavarsi con meno di mezzo litro d’acqua, accendere un fiammifero in pieno monsone, dividere le loro abitazioni con un gruppo di eunuchi.
…Un’esperienza che ha cambiato la mia vita. Dopo essermi trovato a faccia a faccia con i veri problemi dell’esistenza – fame, malattie, mancanza assoluta di attrezzature mediche, disoccupazione – ho smesso di lottare per cose banali come un parcheggio, quando torno in Europa o in America.
Condividere per tutti quei mesi l’esistenza di una popolazione che in certi casi deve vivere con appena l’equivalente di un quarto di dollaro al giorno mi ha insegnato anche il vero valore degli oggetti. Ora per me è istintivo spegnere la luce uscendo da una stanza, usare la saponetta fino all’ultima scaglia, non buttare nella spazzatura ciò che si può conservare o riutilizzare. Queste esperienze fuori dal comune mi hanno anche insegnato quanto sia meraviglioso condividere le cose con gli altri. Per due anni non mi è stato chiesto nulla, e in compenso mi è sempre stato dato tutto. La generosità dei miei amici della Città della Gioia mi ha rivelato il vero significato di quel bellissimo proverbio indiano che dice: “TUTTO CIO’ CHE NON VIENE DONATO VA’ PERDUTO”.
Tratto dalla postfazione al citato libro.
E’ bello…ma la cosa strabiliante è che non è un pesce d’aprile!!!!
c’è davvero a questo mondo tanto amore…basta volerlo vedere, anche dove meno te lo aspetti…come nel sorriso di un lebbroso.