appunti vari


E
Giunta è la sera…
Desiderio di non pensare…
Paura di soffrire…
Ma caro è il momento quando
di te parlo a me.

alcuni pensieri vari

quando gironzolo per i blog mi rendo conto di quanto è bello questo variegato mondo.
e mi piace sopra ogni cosa la voglia di comunicare che si respira, la voglia di agitare una mano, un pensiero…e vedere che qualcun’altro risponde al tuo gesto.
possiamo cercare motivi reconditi, ma io credo che i più lo facciano per avere uno spazio dove incontrarsi, o perchè no…scontrarsi, volare con la mente.
chissà cosa avrebbe pensato un uomo come Socrate di una piazza virtuale… un’agorà tecnologica.
mah…forse lui avrebbe aborrito questo metodo…lui viveva nel tempo in cui la comunicazione era solo ed unicamente diretta….ed a pensarci bene…non era male.
c’è chi non riesce a fare a meno del contatto “vero” per stringere rapporti intimi…chi come me ci riesce benissimo, ancora non sò spiegarmene bene il perchè.
forse perchè il mio modo di percepire è strano…non sò…mi affido alle sensazioni, all’istinto, rielaboro approssimativamente il tutto… e devo dire che l’intuito non mi ha tradito molto spesso.
purtroppo siamo tutti vittime di questo ingranaggio che è la vita dei nostri tempi e dobbiamo fare i conti con il tempo che non basta mai, i soldi che non bastano mai e per qualcuno…l’amore che non basta mai.
normalmente non provo antipatie…ma c’è un’immagine che evoca in me quasi della rabbia.
e’ un nostro ex cliente…ha cambiato consulente.
ecco…questa persona mi irritava. Abbastanza avanti con gli anni, vedovo, una figlia brava ragazza, un’attività artigianale che andava discretamente bene…insomma…nulla da dire se non per il suo aspetto..e non mi riferisco al punto di vista estetico, no.
era l’atteggiamento che trovavo “disumano”.
camminava sempre curvo…lo sguardo fisso a terra…con falsa umiltà.
falsa perchè quando doveva lagnarsi di qualcosa…lo vedevi tentare di raddrizzarsi, ricomporsi e dagli occhi saettavano lampi di cattiveria e ingordigia.
avrei voluto urlargli di raddrizzarsi…di vivere come un essere umano…non come uno schiavo: ricordargli che la schiavitù è stata abolita e tutti hanno sempre il diritto-dovere di guardare gli altri in viso, da pari a pari.
un uomo può essere trasformato in qualcosa di “disumano”, la storia ce lo insegna.
basta toglierti il nome e darti un numero, toglierti il diritto di leggere, di professare la tua fede…stremarti fisicamente e psicologicamente.
come scrisse Levi
…ditemi se questo è un uomo…
…ma scegliere di vivere curvi, piegati sotto il peso di non si sà bene cosa…quasi a proteggere qualcosa chiuso dentro da nascondere…e poi occultare lo sguardo agli altri invece che andarne fieri…insomma…questo atteggiamento mi ha sempre irritato.
ricordo che i primi tempi ero l’unica a provare tale sgradevole sensazione… le mie colleghe mi dicevano che esageravo… era solo un povero vecchietto.
ecco…io penso che il suo atteggiamento fosse proprio studiato per dare quest’immagine distorta di se.
si atteggiava ad essere quasi deforme, debole…innocuo…ma si vedeva in pochi attimi di perdita di controllo che era una postura dell’anima, non un vero stato.
e poco tempo prima che decidesse di andare via…si comportò esattamente come immaginavo, gettò la maschera.
Cinico, calcolatore, molto più forte dell’immagine che voleva trasmettere di se e non fui felice di sentirmi dire dalle mie colleghe che avevo ragione…che non era come sembrava.
Mio padre non mi ha potuto insegnare tante cose…e forse neppure gli importava molto di farlo…non aveva la vocazione del genitore, non è stato il primo, non sarà stato l’ultimo.
ma qualcosa mi ha insegnato: l’onore, la dignità, il rispetto di se stessi.
mille volte mi ripeteva di camminare eretta,
mille volte mi diceva che si doveva rispondere parlando e non facendo cenni con il capo “come un asino”
mille volte mi diceva di guardare in faccia il mio interlocutore,
mille volte mi ricordava di portare con onore il mio nome.
e tante volte…ritrovo forza nel ricordo di queste parole.
quando ti senti quasi uno straccio…vorresti per un attimo gettare la spugna…ma dura poco, molto poco, poi…quello che senti è rabbia…non rassegnazione: mi spezzo…ma non mi piego.
posso anche essere arrivata al punto di non voler esistere…talvolta disprezzando ciò che la vita mi ha regalato…ma ho sempre rialzato la testa, magari rigata di lacrime…ma l’ho sempre rialzata.
dalle stelle alle stalle…non posso farci niente se sono fatta così.
e quando non sarà più il mio tempo…vorrò andare via a testa alta…
Signore…fai che sarà così.