spighe di grano


Talvolta capita nella vita di tutti i giorni di incontrare un volto che ci regala un’emozione, capita di ascoltare una parola che attira la nostra attenzione, trovarci spettatori di vicende altrui che ci toccano dentro in modo inaspettato, come se fossimo coinvolti direttamente.
A me capita di passeggiare – tempo ed umore permettendo – tra blog noti e sconosciuti ed emozionarmi profondamente.
la sensazione che provo è quella di sentirmi spiga di grano tra mille altre spighe di grano….unica ma piegata come tutte le altre dallo stesso vento, un vento che si chiama umanità.
un vento caldo e piacevole talvolta…quando soffia amore, amicizia, rispetto.
un vento freddo e sferzante quando soffia tradimento, rabbia, invidia.
ogni spiga si piega e resiste al vento per quel che è la sua forza
ed ognuno di noi di forza ne ha, spesso molto più di quel che crede.
Amori finiti ci piegano tutti…ma restiamo comunque splendidi sotto i raggi del sole, forti, e dentro di noi c’è vita, c’è nutrimento…
c’è forza – la forza dell’aria, della terra, dell’acqua, del sole in ogni spiga di grano.

“il colore del grano”

tratto da “Il piccolo principe” scritto da Antoine de Saint-Exupéry

“…in quel momento apparve la volpe: “Buon giorno”. “Buon giorno” disse gentilmente il piccolo
principe voltandosi: ma non vide nessuno. “Sono qui”, disse la voce, “…sotto il melo”. “Chi sei?”
chiese il piccolo principe, “Sono una volpe”, disse la volpe.
“Vieni a giocare con me?”, le propose il piccolo principe “sono così triste…”. “Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomesticata”. “Ah, scusa!”, fece il piccolo principe. “Che
cosa vuol dire addomesticare?”
“E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami”. “Creare di legami?”. “Certo”,
disse la volpe, “tu, fino ad ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me
unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo. (…) Se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra. Il tuo mi farà uscire dalla tana come una musica. E poi guarda!
Vedi laggiù in fondo dei campi di grano? Io non mangio il pane, e per me il grano è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano che è dorato, mi farà pensare a te. E
amerò il rumore del vento nel grano…”
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe: “Per favore … addomesticami”, disse.
“Volentieri, che bisogna fare?”, domandò il piccolo principe. “Bisogna essere molto pazienti”, rispose la volpe. “In principio tu ti siederai un po’ lontano da me, così, nell’erba. Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno
tu potrai sederti un po’ più vicino…”.
Il piccolo principe ritornò l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincio ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non
saprò mai a che ora prepararmi il cuore… ci vogliono i riti”. “Che cos’è un rito?”, disse il piccolo principe. “Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe.”E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore” (…)
Così il piccolo principe addomesticò la volpe … E quando l’ora della partenza del piccolo principe fu vicina:
“Ah!”, disse la volpe, “… piangerò”.

“La colpa è tua”, disse il piccolo principe, “io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti
addomesticassi e che diventassimo amici…”.

“E’ vero”, disse la volpe.

“Ma sapevi che avresti pianto!”, disse il piccolo principe.

“Certo”, disse la volpe.

“Ma allora che ci guadagni?”

“Ci guadagno”, disse la volpe, “il colore del grano”.

Io ….sapevo che avrei pianto…ma con te ho guadagnato molto più che il colore del grano…sono diventata qualcosa degno di definirsi essere umano, hai preso il mio cuore e l’hai fatto diventare immenso…con il dolore, la gioia, ……

Riferimenti: amare vuol dire lasciar liberi di fare.