storia di Mary 2

Mary scorreva i ricordi come se sfogliasse le pagine di un album di foto, una raccolta di istanti immortalati per sempre in un fazzoletto di carta lucida.

Ama la carta Mary.

L’aveva sempre amata visceralmente, profondamente..senza sforzo, un sentimento semplice e naturale che le nasceva spontaneo in tanti piccoli gesti quotidiani.

Erano di carta libri e quaderni con i quali aveva imparato a leggere e a scrivere. Erano di carta i testi nei quali si immergeva nel passato a studiare, anzi  –  meglio – cercar di capire  era ciò che voleva, la storia.

Erano di carta i giornalini da bambini Braccio di Ferro, Tiramolla, Topolino,  i libri con le storie di Giulio Verne, Emilio Salgari, Louisa May Alcott, poi venneno i romanzetti rosa mescolati a Leopardi, Shakespeare, Pirandello, Hemingway e mille altri che crescendo cambiavano e l’accompagnavano nel viaggio verso la conoscenza del mondo e degli uomini.

Un viaggio che non aveva fine.

Bello pensare a qualcosa che non finisce.

Pensare all’infinito regala profonda quiete e attimi di intensa ed intima gioia.

L’infinito cielo pieno di stelle, l’infinito orizzonte del mare che osservava passeggiando lungo il porto di sera.

Quanti piccoli pezzi di infinito ci fanno compagnia ogni giorno, invece tutto ci appare effimero e fuggente. Difficile avere occhi per ciò che invisibile ed intangibile ci accarezza ogni giorno regalandoci forza e piccole risposte ai mille perchè.

Sono di carta quaderni dove scrivere idee e riportare fatti e avvenimenti, sogni, progetti, impegni; di carta i foglietti pieni di appunti che le riempiono tasche, borse, portafogli.

Erano su carta le parole che la facevano sognare, ridere, piangere, emozionare, riflettere, crescere.

La carta fu il primo cibo della sua anima.

I primi amici, i primi amori nascevano tra le righe di pagine di carta.

La sua fantasia vestiva il tutto, dava colore, odore, forma.

Le piaceva sentire la consistenza della carta tra le dita mentre sfogliava le pagine.

Le piaceva viverli i libri. Erano vivi.

Le parlavano, la confortavano.

Faceva le orecchie alle pagine, sottolineava, prendeva appunti e scriveva pensieri.

Ed era di carta il suo primo diario. Foderina rossa di tessuto, lucchettino, custode silenzioso dei mille segreti segretissimi di una bambina assolutamente ignara di cosa significasse la vita ma già piena di domande e osservazioni su ciò che le accadeva intorno. Ed era su carta quella lettera arrivata a sua madre quel giorno.

Talvolta Mary aveva la sensazione che nel corso della vita un evento, o forse un susseguirsi di aventi le avesse spaccato il cuore in due parti, una spenta, un’altra che batteva ancora forte.

Altre volte pensava che la sua vita, la vita di tutti a ben pensarci,  era una straordinaria raccolta di tante vite, di tutto ciò che nello scorrere del tempo aveva assorbito ascoltando uomini e donne narrare gioie e dolori, scelte giuste e scelte sbagliate.

Per lo più sentiva parlare di storie sbagliate….chissà perchè gli esseri umani hanno la capacità di agire pentendosi poi spesso di ciò che hanno fatto….se lo chiedeva tante volte. Errare umanum est. Se lo diceva da sola come risposta e l’anima tornava quieta almeno per un momento.

Guardava fuori dalla finestra Mary e ripensava al messaggio in segreteria che aveva ascoltato poche ore prima: “quella faccenda non mi interessa”. Era stata sua sorella a lasciare quelle poche parole precedute da poche altre. Sua sorella.

Una delle vite che toccano la tua ma non sono tue che aveva solcato una traccia nei polpastrelli della sua anima.

In quel momento avrebbe voluto avere come tanti un vecchio album di foto di famiglia  da sfogliare. Immagini che danno un senso fatto di ricordi di profumi, sapori, colori e odori a quella parola: sorella. Anche il ricordo di un bisticcio le sarebbe bastato, un bisticcio tra bimbi. Ma come si può sperare di trovare qualcosa che non è mai esistito?

Sua sorella Paola era nata sei anni prima di lei in ciò  che fu un’altra vita di quella donna che entrambe chiamavano mamma, Silvia.

Silvia era stata una bellissima ragazza, piena di vitalità e sorrisi. La provincia dove viveva le stava stretta indosso ma era ingenua, semplice, non immaginava lontanamente che invece sarebbe giunto il giorno di dover scegliere tra  poter vivere se stessa o morire annichilita dai rabbiosi rimproveri….in altre parole scegliere tra quella città di provincia o andare via e tentare di riprendersi la dignità.

Una sera, penso che per chi non c’era la definizione di “stupida sera” sia quanto di più  calzante, tra le braccia del suo amato Silvia conobbe l’oblio delle regole e della moralità. Dimenticò ciò che le era stato ripetuto all’infinito e scaldata dalle sue emozioni si concesse all’amore.  E quella sera le portò un regalo inaspettato. Una figlia in grembo. Non oso immaginare l’attimo nel quale si ritrovò con addosso “la colpa”, la sua lettera scarlatta, so cosa accadde in seguito.

Mille cose dette, mille azioni tese a scatenare odio e guerra. E guerra fu. Chi pagò -come storia insegna – furono le vittime, non coloro che la dichiararono. D’altra parte si sa….le guerre sono stupide. Tutte le guerre sono stupide. Quel che accadde a Silvia è un’altra vita da raccontare. Una fuga diede fine ad una parte della vita di Silvia (parte nella quale diede alla luce Paola) e la stessa fuga iniziò un’altra vita nella quale nacque Mary.

Mary sentì di nuovo il messaggio registrato, ascoltò di nuovo la voce di quella sorella amata e mai avuta.

Non sapeva che nel cuore di Paola per tanti lunghi anni era stato coltivato il seme del rancore, della rabbia, dell’invidia da parte di quella donna che aveva voluto con tutta se stessa distruggere la vita di Silvia.

E non erano bastati i tentativi di spiegazione. Parlare serve a poco se chi dovrebbe ascoltare innalza mura invalicabili nel suo spirito.

Mary continuava a guardare fuori dalla finestra, il cielo si stava facendo più scuro mentre la sua anima sentiva una musica nascere da qualche parte dentro di lei.

Era la musica dell’infinito senso-non senso del vita. E sorrideva…pensando a quella frase di Hemingway che amava: “il vecchio sognava i leoni”.

2 risposte a “storia di Mary 2”

  1. Si pagano spesso colpe di altri e cercando di spegare ci si accorge che non è possibile chiarire fino in fondo perchè la persona che abbiamo difronte ha sofferto e non riesce a capire che noi siamo solo quella piccola parte chiara e ignara dell’universo scuro, buio e terrificante che ha vissuto.

    🙂

  2. mi hai fatto fare un tuffo nel passato
    tanti ricordi di quando ero bambino….quando ero spensierato e felice, di quella felicità semplice e sincera, come il battito d’ali di una farfalla…leggera senza pesi sulla coscienza

    un abbraccio
    Birba

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